Arte M.A.I.A.
IL RIFIUTO MODIFICA LA MIA ANATOMIA MODIFICA IL RIFIUTO...
Quando quasi trent'anni fa, da pittore, cominciai ad interessarmi di immondezza, fu il colore rosso pompei di una pozza di vomito sulla strada a catturare il mio sguardo. Fulminato da quella rivelazione seguii quel canto, come il viaggio di un ruscello per arrivare al mare, attraverso la rivoltante bellezza di...
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IL RIFIUTO MODIFICA LA MIA ANATOMIA MODIFICA IL RIFIUTO...
Quando quasi trent’anni fa, da pittore, cominciai ad interessarmi di immondezza, fu il colore rosso pompei di una pozza di vomito sulla strada a catturare il mio sguardo. Fulminato da quella rivelazione seguii quel canto, come il viaggio di un ruscello per arrivare al mare, attraverso la rivoltante bellezza di ciambelle di escremento, carcasse di animali, scarpe ammuffite, vecchi misirizzi, vestiti o utensili ormai inservibili abbandonati lungo le strade o nei cimiteri del consumo, in quei tempi non ancora traboccanti del disastro che oggi mostrano in tutta la loro tragica e violenta evidenza. Mi aggiravo, con Francesco Cascioli, fra i cassonetti di Roma, per commuoverci alla triste poesia di oggetti sfiniti da una morte annunciata, al quale era nostra intenzione dare nuova vita, la dignità di una nuova destinazione d’uso. Fu così che la teoria delle nostre idee si materializzò nel progetto MAIA - Manipolazione Artistica dell’Immondezza Astratta. Da Artisti, il nostro slancio era tutto per quella lirica bellezza, non per l’ecologia, anche se in minima parte contribuivamo direttamente a ridurre la quantità di rifiuti dagli scarichi. Poi, per un periodo, esercitai il mestiere di netturbino e fu li che il mio godimento toccò l’apoteosi poichè fui nominato responsabile dello spazio adibito ad immondezzaio, praticamente la chiave della cassaforte dov’era conservato tutto quel bendiddio. Cominciò cosi la fortuna della mia discarica privata e la fase creativa di cio che oggi, in parte, mi definisce al meglio come pittore.
Tuttora il mio interesse è puramente iconografico e prescinde assolutamente da ogni coinvolgimento in cause ambientalistiche tant’e’vero che anni fa mi dissociai da un articolo su di un quotidiano, che mi riguardava, dove il redattore definendomi pittore ecologista sottometteva a questa cagione la mia esperienza narrativa. Non mi infastidiva essere qualificato un cittadino attento ai problemi della società, anzi, ma restringere l’avvenimento solo ed unicamente a quell’obiettivo, di fatto, designificava il mio lavoro che partiva da tutt’altre considerazioni.
Io mi occupo di bellezza, di poesia cercata o trovata dove non appare e se l’attuale, incresciosa condizione ambientale mi sensibilizza, oltre misura, a ridurre sprechi e indifferenziazioni di rifiuti, da Artista non posso che essere pago soltanto del sublime delirio che questa emergenza ci rimanda. Adoro errare fra le immondizie, curiosarvi dentro, raccogliere ciò che piu mi provoca moti dell’anima, regalarmi un giocattolo che non ho potuto possedere da bambino o pascermi dell’odore di una bistecca rifiutata da chi puo mangiarne troppe. E’ come redigere un diario da vecchio hobo che salta sui treni, da clochard iniziato, poi mancato, ma sempre sensibile al fascino della strada e delle storie che essa ci narra.
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