alfredo santella




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Abito il tempo più che lo spazio, per me un territorio vale l’altro ed il sociale mi garba poco se non interagisce con la bellezza dei giorni speciali. In Sudamerica il raggio verde non inganna sulla qualità delle persone. Julio Verne ha ragione.

GIORNATA PARTICOLARE semplicemente guardando dalla finestra e avere la sensazione di lavorare a qualcosa di stupefacente.

Una volta l’anno nel quartiere di Piask a Varsavia c’e’ una festa in cui i ricchi si fanno coscienziosamente svuotare il portafoglio dai ladri di quell’antico e famoso quartiere della città.

Particolare fu il giorno in cui marinai la scuola per la prima volta infilandomi in una sala da biliardo. Mi batterono le tempie per tutto il tempo, poi, reiterandomi cominciai ad annoiarmi inverosimilmente e a ripreferire la scuola.

Nonostante l’eccezionalità dell’evento Il giorno della prima comunione, inv...
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Il viaggio, la mia esperienza vissuta o ascoltata camminando fisicamente o dentro le idee, è la principale motivazione delle mie PITTURE..

Così si esprime Alfredo Santella circa il suo lavoro e seguendo una intima autonomia di ispirazione infonde nella materia una personale spazialità del pensiero e gesticola con la grafia scaricando a gran voce, su supporti inventati ed arditi, la storia dell’uomo e del mondo. E’ questa poi la sua storia, rimescolata in una sorta di grumo creativo che passione del sentire e veemenza primaria dell’esistere, articolano in una geniale quanto affascinante interpretazione.
Completamente libere da inibizioni le imprevedibili sequenze delle sue opere sono sempre Out dal concetto di giusto o sbagliato, di bello e di brutto, e sovvertono spesso l’ordine di sistemi estetici prestabiliti, ed offrono nei loro capricci visivi intensi motivi di stupore.
Il viaggio di Alfredo Santella è un vero viandare sulle tracce di individuali soluzioni pittoriche che analizzano convergenze e ripulse, che mai si impacciano nella mitizzazione di cose ed atmosfere, ma vivono la rivoluzione costruttiva delle forme e l’ intelligente follia del colore.
L’intero suo universo, rappresentato nelle pienezze volumetriche, o in discrete installazioni video, o nelle efficaci e concitate sollecitazioni segniche, accetta suggestioni tematiche anche dal Pop o da più attuali avanguardie, ma la sua intensa volontà e la determinata convinzione di una propria identità precedono ogni memoria o contaminazione.
Alfredo Santella è sempre e comunque la sua Arte.
E’ la cultura dell’emozione, l’impeto eccitante del comunicare. E’ la ricerca che percorre a volte isolata a volte nel confronto con la contemporaneità, i sentieri di una estrema indagine creativa di chi vuole con flessibile versatilità, esplorare l’animo di quel materiale figurativo che costruisce secondo i tempi e i modi del fantastico e dell’imprevedibile, lo straordinario significato dell’arte.
 
Nicolina Bianchi
Roma - 2004

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Inaugurando l’Estate Romana, Il Circolo degli Artisti ospita una mostra di Alfredo Santella, un sorprendente, interessante e divertente artista materico, che fonde rubinetti vecchi e pittura ad olio, polistirolo e fagioli vecchi, acrilici con sabbia e cenere, scatole di fiammiferi e acquerelli, buste di nylon e mari tropicali. L’artista, sposando frames di spazzatura e colori racconta il nostro vivere nell’ambito di un progetto artistico, l’Arte MAIA (manipolazione artistica d’immondezza astratta), il cui mezzo e fine sono l’interazione col rifuto, manifesto per un riciclaggio ragionato ed espressivo di oggetti dismessi che diventano strumenti per una comunicazione concettuale, nobilitando disprezzate e disperate celluledi materia quotidiana destinate all’inceneritore o peggio ancora all’ingombro degli spazi umani senza soluzione di continuità.
L’evento si sviluppa attraverso l’original sound di Diego Conti e Stefano Taglietti in Worldless Dialogues e di Walter Maioli in Ipotesi di Musica Preistorica. Definiscono al meglio la manifestazione le Parole in divenire di Claudio Evangelista e un testo di David Colantoni.
 
francesco cascioli
roma - 2003

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Per Alfredo Santella il riferimento obbligato e’ a certo Astrattismo o Surrealismo storico e la sua peregrinazione culturale avviene tra piu’ culture di formazione o di elezione convergenti in originali soluzioni plastiche che uniscono la conoscenza di forme avanzate di astrattismo contemporaneo con una grafica espressionistico surreale di deciso senso etnico, o che ricombinano nella prospettiva quadro, quindi significante, l’oggetto rifiuto. Certamente questa relazione tra forme organiche e geometriche e’ uno dei caratteri costanti della sua esperienza, anche nelle piu’ recenti elaborazioni digitali quando ai materiali e ai colori si sostituiscono le dimensioni in fondo surreali della virtualita’.
 
Anton Giulio Zimarino
Pescara - 2002

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